Diciamoci la verità, se qualcuno mi avesse detto che in Italia avrei potuto ritrovarmi in contesti naturali così poco battuti dalla presenza umana, non avrei esitato ad immaginarmi sulle Alpi o tuttalpiù nei massicci abruzzesi, certamente non in Calabria.
Eppure, il nostro Bel Paese conserva ancora il potere di stupirmi per la varietà di luoghi e atmosfere che riesce a nascondere ad occhi avidi, soprattutto in un’epoca di ipersfruttamento (nondimeno turistico) e di deturpazione delle risorse naturali come quella in cui viviamo.
“La Calabria non è solo mare” è il motto dei ragazzi di TSpace – e dannazione, hanno ragione! -.
Ho avuto la fortuna di imbattermi in questo piccolo nobile progetto qualche mese prima di conoscere personalmente i membri del gruppo. Non c’è troppo da romanzarci sopra, li ho conosciuti come succede adesso con qualsiasi altra cosa: attraverso Instagram. Come molte pagine poco interessanti, la loro mi è rimbalzata addosso dal nulla, ma stavolta catturando la mia attenzione coi suoi video mozzafiato che credevo riprendessero luoghi a tutt’altre latitudini e che invece, – guarda un po’ – erano solo a poche centinaia di chilometri da casa mia.
Mi sono così aggiunto al gruppo TSPACE EXPEDITION, aggiornandomi su tutte le uscite che erano in programma e alla prima occasione mi sono fatto avanti per la SPEDIZIONE “CASCATA DELLA PECORA SOLITARIA”, cui ne sono seguite molte altre.
Al Meeting point abbiamo fatto conoscenza con tutti i partecipanti e con Alessandro e Pierluigi, che portano avanti la baracca con un grande entusiasmo su cui avrò modo di ritornare più avanti.
Presi alla sprovvista da un’inaspettata colazione a base di caffè e crostata fatta in casa (divina!), offertaci da Elvira e Rosa, altri membri TSpace, abbiamo fatto il punto del percorso che avremmo seguito e delle difficoltà a cui saremmo andati incontro, con una premessa che mi ha conquistato immediatamente: Facciamo squadra ragazzi, siamo in pochi e dobbiamo aiutarci nei punti più difficili.
“Ehhhhh Madre Santa! Sei proprio un tipo dai facili entusiasmi Q.” – mi direte voi.
Lasciate a questo punto che mi presenti…non che stia morendo dalla voglia di parlarvi di me, sia chiaro, ma per darvi la misura delle esperienze che ho fatto e di cos’è che riesce ad elettrizzarmi.
Ho vissuto in tutti i continenti, se non si considera l’Antartide (anche se c’è mancato poco), conducendo nel corso della mia vita di 37enne moltissimi viaggi a svariate latitudini e in tutta onestà, posso dirvi che poche cose mi appassionano come le scariche di adrenalina sui ponti tibetani tra le montagne del Nepal o le vertigini sulle vette andine; poche cose mi tolgono il respiro come il remare tra i caimani jacaré del Pantanal o il trovarmi nel bel mezzo delle Vittoria Falls.
È per questo che, all’avvento della Pandemia – sul cui tragico impatto nelle vite di ciascuno di noi non starò qui a dilungarmi… meglio lasciarlo fare ai media o alle oramai tediose conversazioni di ogni giorno -, la monotonia di una vita sedentaria e del tutto priva di brivido, unicamente improntata sulla routine lavoro-supermercato-insostenibili aperitivi via skype, ha sollevato la necessità di una bella dose di avventura.
Eccoci così arrivati a TSpace, un’associazione di ragazzi che si spendono per riqualificare il territorio da cui provengono, la Calabria, che non è stata generosa con loro e coi tanti ragazzi che scappano al nord (quando gli va bene) alla ricerca di lavoro, spesso piegati a fare una vita dispendiosa e con fin troppi sacrifici, pur di riscattarsi dalla prigione di radici amate ma incapaci di partorire futuro.
Uno scambio alla pari, quello dei ragazzi di TSpace con la loro terra, in termini di Luoghi inviolati da generazioni e turismo in ottica sostenibile.
“‘Riqualificazione del territorio’, ‘Approccio sostenibile’, non ci racconti niente di nuovo, Q.!” Lo so, lo so che queste parole risuonano di continuo e che potrebbero essere aggiunte al lungo elenco di boriosi argomenti sulle bocche dall’alito balsamico di spocchiosi agenti di marketing. Lo so. Ma vi assicuro che c’è di mezzo un oceano tra chi millanta di applicare questi concetti per vendere prodotti massificati e chi studia le buone pratiche di sostenibilità adattate a forme di turismo lento, che rispetti la veracità dei luoghi che attraversa in punta di piedi…o, per meglio dire, a colpi di machete, per aprire sentieri che vi condurranno –per esempio- ai piedi di cascate alte 40 metri, muovendovi in cordate di un massimo di 10 persone, calandovi con le funi nei tratti più impervi.
Che vi dicevo? Gli ingredienti per la vostra razione di avventura ci sono tutti!
Nella mia vita ho fatto diversi trekking più o meno lunghi e innumerevoli escursioni e vi posso garantire che POCHISSIMI (quasi nessuno in Europa, azzarderei) vi assicurano un numero inferiore ai 20 partecipanti per questo tipo di attività.
In ogni caso, non si tratta di una questione puramente numerica, mi spiego: velocità di esecuzione perché i tempi di percorrenza sono facilmente livellati e non si creano attese; facilità nell’instaurare relazioni con TUTTIi membri del team (che in quei giorni diventa la vostra famiglia), evitando i soliti sottogruppi che impediscono la reale coesione del gruppo; possibilità di essere seguiti meglio e personalmente, soprattutto nei momenti più ostici dei percorsi. Ecco che viene così preservata la qualità dell’esperienza, nella quale non vi sentirete un cane da passeggio al guinzaglio, ma IN TUTTO E PER TUTTO ATTORI PROTAGONISTI.
Ho capito e sperimentato a mie spese che questo è un aspetto cruciale nelle spedizioni di TSpace, che non sono mai condotte allo stesso modo, sempre irripetibili ed implicano una partecipazione attiva di tutti nello svolgimento delle attività e nelle decisioni ad esse relative.
“I luoghi che attraversiamo sono nel contempo protagonisti e mutevole sfondo delle nostre avventure”, mi racconta Alessandro “perché la relazione che si instaura tra questi e le persone che vengono qui per la prima volta è sempre diversa ed insegna a noi per primi a viverli diversamente. In ciascuna spedizione ci spingiamo sempre un po’ oltre in esplorazione, evitando così di offrire i classici pacchetti standardizzati dove parole come ‘Avventura’, ‘adrenalina’, ‘selvaggio’, ‘incontaminato’ trovano corrispondenza solo nelle locandine pubblicitarie. E poi…guardati intorno… vedi chioschi, bar, biglietterie, pedane? Noi qui siamo solo di passaggio.”
Non starò ad imbellettare le mie descrizioni delle spedizioni vomitandovi superlativi del genere ‘bellissimo’, ’incantevole’, ’meraviglioso’. NO.
Mi limiterò a suggerirvi di mettervi alla prova con una delle loro spedizioni, vedrete che non potrete più farne a meno.
Grazie TSpace per avermi regalato una bella estate italiana all’insegna di fiumi, laghi, cascate e campeggi in spiagge desolate in pieno agosto.
Non mi credete? Provate a dare un’occhiata al loro profilo Instagram! @tspace.it
Qualcuno